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GIOVAN BATTISTA MANSO DI SCALA, MARCHESE DI VILLA           1567-1645

Giovan Battista Manso, Marchese di Villa, Patrizio di Amalfi, nasce a Napoli da Giulio, Signore di Bisaccia e di Pianca (figlio a sua volta di un altro Giovan Battista, Consigliere della Real Camera di Santa Chiara) e da Vittoria Pugliese; sposa Costanza Belprato, figlia di Bernardino, Conte di Anversa in Abruzzo Citra, e di Virginia Orsini; nascono dal matrimonio vari figli, tutti sfortunatamente morti in tenera età. La Famiglia così si estingue.  Partecipa alla battaglia di Otranto del 1588 contro i Saraceni, l’anno seguente consegue la patente di Capitano di Infanteria Italiana, più tardi si distingue nella Campagna di Lombardia.   Nel 1601 con altri sei Gentiluomini Napoletani, il Marchese Cesare Sersale, il Barone di Limatola Giovanni Andrea Gambacorta, Astorzio Agnese Barone di Rocchetta, Girolamo Lagni, Giovan Battista d’Alessandro, Giovan Vincenzo Piscicelli, partecipa alla fondazione del Pio Monte della Misericordia dove ricopre la carica di Governatore. Nel 1615 fu il principale artefice della venuta da Roma del corpo di dodici Santi Martiri che furono posti sotto l’Altare Maggiore della Chiesa del Pio Monte.  Nel 1608 fonda, dotandolo, il Monte Manso, per perpetuare il ricordo della sua famiglia con il fine di far studiare ed educare i giovani delle famiglie montiste. Dota il Monte di un palazzo alla via S. Lorenzo e di un capitale di 50.000 ducati, col testamento lascia al Monte altri 12.000 ducati per l’acquisto del Palazzo dei Principi di Scanno per sistemarvi il “Seminario dei Nobili”, tuttora sede della Fondazione.  Il 3 maggio del 1611 istituisce con il placet del Conte di Lemos vicerè di Napoli “l’Accademia degli Oziosi” della quale fu eletto Principe. Scrive “I Paradossi ovvero i Dialoghi dell’amore”(1608), “Erocallia ovvero i Dialoghi dell’amore e della bellezza” (1618), “Vita di S. Patrizia Vergine” (1619), “le Poesie Nomiche”(1635), una “Enciclopedia” inedita, nel 1621 la “Vita di Torquato Tasso” suo grande amico che gli aveva dedicato nel 1592 uno dei suoi migliori dialoghi: “Il Manso ovvero della Amicizia”.  Fu mecenate di tre grandi poeti italiani: Torquato Tasso, Giovan Battista Marino e Giuseppe Battista.  Ospita più volte nella sua casa di campagna in Napoli, attuale Piazza Amedeo, fino a pochi anni orsono sede dell’Istituto del Sacro Cuore, il Tasso dove una epigrafe marmorea, ancora oggi, ne tramanda il ricordo. Il 19 ottobre 1621, in riconoscimento dei suoi meriti, riceve dal Re Filippo IV il titolo ad personam di Marchese di Villa (dal lago in Abruzzo Citra), esecutoriato il 28 febbraio del 1622.I  ll 24 dicembre 1645 muore in Napoli e viene sepolto nella sua Cappella Gentilizia in San Lorenzo Maggiore ove, tuttora, ne sono conservate le spoglie mortali.

“…. Dovendo curare della sepoltura delle persone a me confidate, come ho fatto di sopra, non debbo per ultimo trascurar la mia, e perciò, avendo lasciato nel detto mio testamento di esser seppellito nell’antica cappella della nostra famiglia dentro la Chiesa di S. Lorenzo, al presente dichiaro che, non meritando maggior onore di quel che porta seco la necessità della sepoltura, desidero essere sepolto senza pompa di esequie, accompagnato solamente dal chierico necessario e parrocchiano e da dodici poveri mendici con altrettante piccole candele, e che il luogo, dove sarò seppellito, non sia con magnificenza di sepolcro appoggiato a muro, né con ornamento di statue, urne e di colonne, ma semplicemente nel suolo piano della Chiesa, nell’entrar della detta nostra cappella dalla parte di fuori, perché sia calpestato da tutti coloro che vi passano, e solamente coll’insegna della scala, arma antica di nostra famigli, e con l’arma dei miei avi materni, e di quella della signora Marchesa mia moglie, che sia in Cielo, e con epitaffio fatto dal sig. Fran.co de Petris, mio antico e fedele amico, il quale pregai che avesse usato in esso la sua propria modestia e conchiudendo che io sia l’ultimo di essa famiglia, che in me si estingue, per ricordo a ciascheduno che non solamente muoiono gli uomini, ma eziandio le intere famiglie .....” 

Giovan Battista Manso Marchese di Villa

dai Codicilli  per atto Notar Pietro Capasso

Busto del Manso in terracotta realizzato dal Maestro Riccardo Ruggiano
Preparazione del Busto di Manso realizzato dal Maestro Riccardo Ruggiano

Del Fondatore esistono poche immagini tutte a stampa o incisioni ma nessun ritratto scultoreo..... o meglio non esisteva nessun ritratto scultoreo fino al 2015,  quando è stato fatto realizzare in terracotta un busto del Manso dallo scultore Riccardo Ruggiano

Dono dei Governatori al Governatore Decano uscente 

 

"TEMPUS NOBILIS"
Un volto senza vanità.
(Napoli 156?-1645)

Giovan Battista Manso, nobile Napoletano. 
"Un esistenza intensa, fitta di ferventi culturali e drammi familiari. Condottiero in difesa dai Saraceni ad Otranto, mecenate di tre grandi poeti italiani: Torquato Tasso, Giovan Battista Marino, Giuseppe Battista, intellettuale autore egli stesso di testi e fondatore nel 1611 con il Vicerè di Napoli Conte di Lemos, dell'Accademia degli Oziosi, la più importante delle Accademie del 600’ nel Regno di Napoli.
Nei primi decenni del 1600, partecipa alla fondazione del Pio Monte della Misericordia, del quale fu Governatore(1603).

Per perpetuare il ricordo della sua Famiglia, avendo perso tutti i figli nati dal suo matrimonio, nel 1608 fonda il Monte Manso di Scala

dotandolo di 20.000 ducati per l’acquisto del palazzo di Girolamo d’Afflitto Principe di Scanno

e insediarvi il seminario dei Nobili affidandone la gestione ai Padri Gesuiti, tuttora sede della Fondazione. 
Un esistenza densa, ma nonostante la centralità della sua figura nel 600’ a Napoli, del suo volto dal passato emergono solo poche immagini a stampa un dipinto conservato presso la sede del Monte Manso ed una bellissima incisione, riportata su un libro di sue poesie “Poesie Nomiche”. 
La cosa non ci deve meravigliare se si pensa che fu un suo preciso volere testamentario,

la scelta di non avere sulla sua tomba immagini che che lo ricordassero. 
Ho modellato e prodotto una terracotta, ritraendo le sue fattezze da quell'unica incisione con l’intento di costruire una sua immagine scultorea, per guardare un volto che è al contempo simbolo, di concretezza e di fierezza. Aspetti ai quali l'esistenza dell'uomo dovrebbe ambire sempre, NOBILItandosi"

Riccardo Ruggiano 2015.

www.riccardoruggiano.it 

 

 

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